Ansia: che cosa è?
L’Ansia è un affetto spiacevole che l’individuo prova quando sente che il suo equilibrio interno o esterno sta per essere o è compromesso.
La sua universalità e la sua caratteristica di potersi manifestare in qualsiasi momento dell’esistenza rende ragione del fatto che non esiste essere umano che non abbia provato ansia così come, per fare un paragone con la medicina, non esiste essere umano che non abbia avuto uno stato febbrile.
Come la febbre è un segnale estremamente generico di un malessere fisico che va indagato, così l’ansia è un segnale altrettanto generico di un disagio psico-fisico che va capito ed eventualmente risolto.
È questa la ragione per cui l’ansia è un sintomo onnipresente non solo in tutte le patologie psichiche, in quelle psicosomatiche e somatiche ma anche in quelle situazioni intrapsichiche, familiari, ambientali e sociali che richiedono un lavoro all’individuo per adeguarsi a situazioni diverse da quelle vissute o progettate o desiderate.
Le radici dell’ansia vanno ricercate, in un’ottica evoluzionistica, nei processi di adattamento che, sia a livello biologico che psichico ogni essere umano deve compiere nell’arco dell’esistenza, considerando come primo impatto ansiogeno il momento della nascita con tutte le modifiche che il bambino subisce nel passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina (Otto Rank).
Appena il bambino realizza di essere separato dalla madre insorge “l’ansia da separazione”, definita da Spitz “angoscia dell’ottavo mese” e tante altre manifestazioni ansiose che possono sfociare in sintomi quali fobie infantili o, se prevale l’aspetto inibitorio, in mutismo elettivo, incapacità di giocare o socializzare (fobia sociale).
Ansia: come si manifesta?
Se l’ansia viene letta come un segnale di allarme ed un tentativo di adattamento ad una condizione di squilibrio psico-fisico se ne comprendono le manifestazioni e i sintomi. Essi sono caratterizzati da uno stato di allarme, dall’attesa di un evento estremamente spiacevole (ansia anticipatoria) sino alla minaccia della sopravvivenza (attacchi di panico) e da tutto un corteo di sintomi fisici, dovuti a scariche di adrenalina con conseguente attivazione del sistema simpatico e parasimpatico.
I principali sintomi dell’ansia sono:
- tachicardia
- tremori
- nodo alla gola
- dispnea
- irrigidimento muscolare
- incapacità a rilassarsi
- insonnia
- disturbi gastrointestinali (nausea, vomito o diarrea)
- derealizzazione, depersonalizzazione, paura di impazzire e di morire (più frequenti negli attacchi di panico)
e altri che trovano la loro collocazione in una risposta automatica, geneticamente programmata, di reazione di fronte al pericolo dell’ordine attacco – fuga. Kaufman considera i sistemi biologici automatici di reazione ai pericoli come i precursori degli stati psicobiologici legati all’ansia e alla depressione.
Da quanto sopra detto si comprende come esiste uno stato d’ansia fisiologico che accompagna l’essere umano durante l’intero arco della sua esistenza ed in tutte le manifestazioni della vita quotidiana e che si intensifica in particolari situazioni di richieste ambientali o di cambiamenti affettivi (pensiamo all’ansia da prestazione, ansia del bambino che va a scuola, all’ansia in adolescenza, in occasione del matrimonio, all’ansia per il parto, per una separazione, un lutto e così via) o anche in condizioni estreme (malattie gravi o invalidanti, incidenti, terremoti, guerre e altro) ed uno stato d’ansia patologico che richiede uno specifico approfondimento e trattamento da parte degli specialisti.
Ansia: cosa provoca?
L’ansia si manifesta come ansia acuta sotto forma di crisi d’ansia o attacco di panico, che spingono chi ne soffre a chiedere aiuto al Pronto Soccorso, o in forma di ansia cronica o ansia continua o ansia generalizzata.
L’ansia può assumere un diverso significato a seconda dell’orario in cui si manifesta.
- L’ansia al mattino è un segnale della difficoltà ad iniziare l’attività e i problemi che il vivere quotidiano impone,
- L’ansia della sera è più legata ad una difficoltà ad affrontare una fisiologica regressione psico-fisica e molto frequentemente sfocia nell’insonnia.
L’ansia può essere legata anche a particolari eventi della vita quotidiana; per citare i più frequenti: uscire di casa ed affrontare spazi aperti (agorafobia) o al contrario entrare in spazi chiusi quali ascensori, cinema, teatri, sale di conferenze o lezione (claustrofobia).
Frequente è anche l’ansia per l’aereo o per altri mezzi di trasporto quali navi, treni o funivie o l’ansia di essere colti da un malessere fisico (caduta, perdita di coscienza stando fuori casa).
Come pure esiste “l’ansia anticipatoria” ossia l’ansia legata all’idea di essere colpiti da un attacco di panico. Fantasie ora coscienti ora inconsce, ma distruttive e legate quindi ad un danno che ne verrà al soggetto se compirà l’azione programmata (ad esempio salire su un aereo o prendere l’ascensore) sono le responsabili del blocco. L’aspetto inibitorio prevale e l’individuo non esce, evita l’ascensore, limita le sue attività sociali, non viaggia, non lavora con grave danno per la sua vita affettiva, relazionale e sociale.
Sintomi fisici dell’ansia
Caratteristica dell’ansia è quella di manifestarsi sotto forma di sintomi somatici; oltre la già citata insonnia, i tremori, la tachicardia, i disturbi gastrointestinali spingono i pazienti ansiosi a rivolgersi al neurologo, al cardiologo, al gastroenterologo. Questi ultimi, constatata l’assenza di lesioni organiche, o somministrano al paziente farmaci ansiolitici che agiscono solo sul sintomo o lo aiutano a tentare di risolvere in modo radicale lo stato ansioso inviandolo dagli specialisti dell’ansia.
Disturbi d’ansia e DSM 5
La classificazione nosografica DSM-5 divide i disturbi d’ansia in due grandi categorie:
Disturbi d’ansia dell’età evolutiva:
- disturbi d’ansia da separazione
- mutismo elettivo
- fobia specifica
- disturbo d’ansia sociale (fobia sociale).
Disturbi d’ansia dell’adulto:
- Disturbo di panico
- Specificatore dell’Attacco di panico
- Agorafobia
- Disturbo d’ansia generalizzato (GAD)
- Disturbo d’ansia indotto da sostanze-farmaci
- Disturbo d’ansia dovuto ad altre condizioni mediche
- Disturbo d’ansia con altre specificazioni
- Disturbo d’ansia senza specificazione.
Crisi d’ansia: come affrontarla
Cosa fare nel caso in cui si soffra di una crisi d’ansia o attacco di panico?
I pazienti che hanno avuto manifestazioni ansiose critiche sono terrorizzati dall’idea che possano ripetersi e la prima richiesta che fanno allo specialista che li prende in cura è di essere aiutati a mettere in atto strategie per prevenire o bloccare, se arrivano all’improvviso, le crisi d’ansia.
Una buona abitudine è quella di portare con sé gocce di ansiolitico a rapida azione (il preparato ed il dosaggio, ovviamente, devono essere prescritti dallo specialista). Il dato di avere la possibilità di bloccare farmacologicamente la crisi ansiosa è già un fattore di grande rassicurazione per chi ne soffre. Ho avuto in cura persone che con questo banale accorgimento non hanno più avuto crisi ansiose. Qualora la crisi sopraggiunga una buona abitudine è cercare di mettere in atto, se conosciute e praticate, tecniche di rilassamento e, prima che raggiunga livelli parossistici, assumere un ansiolitico a rapida azione e poi cercare nell’ambiente, tra le persone emotivamente significative, un supporto e un contenimento. La corsa al Pronto Soccorso è inutile e forse anche dannosa.
Cause dell’ansia
Dei disturbi d’ansia si sono occupati e si occupano psicoanalisti, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti. L’ansia non è solo una patologia a sé stante ma accompagna ed è presente in quasi tutte le sindromi psicopatologiche sia a carattere nevrotico (fobie, ossessioni, ipocondrie, stati depressivi) che al limite (sindromi borderline) o francamente psicotiche (stati maniaco depressivi, deliranti e cosi via), sia in sindromi determinate da eventi traumatici o catastrofici (disturbo postraumatico da stress).
Nella genesi dell’ansia la psicoanalisi all’inizio si è molto focalizzata sul mancato equilibrio intrapsichico tra le pulsioni coscienti e inconsce che cercano un loro soddisfacimento e la mancata disponibilità dell’Io e del Super Io a renderlo possibile; successivamente ha messo in risalto le conflittualità intrapsichiche con le figure emozionalmente significative che bloccano, invece di facilitare, lo sviluppo e la crescita.
Più dedita alle distorsioni familiari, ambientali e sociali, quali fattori generatori di ansia patologica, la psichiatria ha mirato alla correzione ed eliminazione di questi squilibri, al rafforzamento tramite contenimento dell’Io del paziente, a fare chiarezza nella definizione dei diversi disturbi d’ansia con l’aiuto della nosografia ed infine, con l’aiuto della psicofarmacologia, ad eliminare il sintomo.
Osservando le varie sindromi si nota che l’ansia può essere secondaria ad una causa specifica (separazione, eventi stressanti o traumatici, uso di particolari sostanze o farmaci, particolari condizioni mediche) oppure compare, come nel disturbo d’ansia generalizzato (GAD) o nel disturbo d’ansia senza specificazione, priva di qualsivoglia collegamento con eventi, conflitti o sostanze che possano giustificarne la presenza.
La conoscenza del fattore o dei fattori scatenanti lo stato ansioso, ne rende più facile la trattabilità soprattutto se la comparsa della patologia è recente e non troppo datata nel tempo. Se lo stato d’ansia non è collegato con particolari eventi bisogna recuperare fantasie o eventi traumatici profondamente rimossi che l’hanno generato ed il lavoro è più lungo e complesso.
Ansia: come si cura?
I presidi terapeutici sono:
- Tecniche di rilassamento muscolare e respiratorie che prevengono o riducono l’insorgenza dei sintomi. La loro efficacia terapeutica a lungo raggio è scarsa o assente.
- Uso di psicofarmaci ansiolitici (in particolare benzodiazepine). Hanno una buona, a volte anche ottima efficacia sul sintomo, ma, terminata l’azione farmacologica, la patologia si ripresenta invariata e con la stessa intensità. Quindi alleviano il sintomo ma non curano. Inoltre danno assuefazione per cui l’individuo è costretto ad assumerne in quantità sempre maggiore e per lungo tempo con sgradevoli effetti collaterali.
Se ne fa grande uso nel Pronto Soccorso e sono anche molto usati dai cardiologi, gastroenterologi neurologi, psicofarmacologi, medici generici che hanno tra i loro pazienti molti soggetti sofferenti di ansia.
Anche gli antidepressivi di ultima generazione (NRI o SSRI) possono essere utilizzati per la cura dell’ansia, soprattutto se accompagnata da una sintomatologia depressiva; non hanno un effetto immediato come le benzodiazepine, ma più a lungo termine soprattutto nel ridurre l’ansia anticipatoria, riequilibrare l’umore, e regolarizzare il ritmo sonno-veglia. Devono essere sempre prescritti dallo psichiatra e sono molto efficaci se accompagnati da un percorso di psicoterapia; viceversa, trascorso il periodo di cura, la sintomatologia ansiosa potrebbe ripresentarsi. - La cura di elezione per i disturbi d’ansia è la psicoterapia.
La psicoterapia breve è indicata se il disturbo d’ansia è recente e scatenato da cambiamenti vitali o eventi traumatici che possono essere facilmente elaborati e portare alla scomparsa del sintomo.
La psicoterapia a più lungo termine è invece indicata quando fantasie, conflitti ed eventi traumatici profondamente rimossi o dissociati, interferiscono con il funzionamento dell’io dell’individuo e con il suo adattamento al mondo esterno. I disturbi d’ansia scompaiono se nel lavoro terapeutico gli eventi psichici rimossi vengono resi coscienti ed elaborati, l’Io si rafforza e migliora il suo contatto con la realtà.
Emilia De Rosa
[…] e pregressa, creando od aggravando non solo sintomi o specifiche patologie, ma soprattutto uno stato mentale di ansia latente e di sofferenza su cui bisogna assolutamente […]
[…] chiunque è capitato, almeno una volta nella vita, di provare ansia. Se negli adulti il disturbo d’ansia si manifesta di solito in modo consapevole – chi soffre di […]