Depressione postpartum (dpp): cosa è importante sapere

Depressione postpartum

La depressione postpartum è stata identificata e trattata come sindrome a sé stante in tempi relativamente recenti. Difatti sino al 1990 non veniva distinta da altre turbe depressive e solo in ambiente scientifico si parlava di depressione materna e non di depressione materna del postpartum.

Che cosa è la depressione postpartum?

È una patologia che insorge due mesi dopo il parto e che si prolunga fino al primo anno di vita del bambino.

La depressione postpartum non è stata individuata come categoria specifica nelle classificazioni internazionali attuali, dsm-v e icd-11. La ragione addotta è che non ci sono elementi specifici che la differenzino dalle altre forme di depressione, che insorgono nelle donne che non hanno partorito, o nelle stesse in altri momenti dell’esistenza. La storia familiare e personale, le manifestazioni cliniche, l’evoluzione degli episodi depressivi, la risposta al trattamento sono le stesse, sia nelle forme di depressione che insorgono nel postpartum, che in quelle che insorgono in altri momenti del ciclo vitale.

Il clinico, comunque, che non usa criteri classificatori, percepisce il carattere di “originalità”. L’originalità consiste nel fatto che insorge in un periodo della vita, in cui l’arrivo del neonato mette a dura prova lo stato emotivo, le capacità relazionali della donna, richiedendo rapidi aggiustamenti psichici.

Per le diagnosi di depressione postpartum sono importanti tre fattori:

  1. La sintomatologia psichica deve durare, da minimo, due settimane. Deve insorgere due mesi dopo il parto e coinvolgere in modo continuativo la paziente. Tale criterio è importante, perché potrebbe essere confusa con la baby blues (banale stato depressivo che insorge nelle puerpere in occasione della montata lattea e che si esaurisce nel giro di qualche ora o pochi giorni) o con la comune iperemotività, insicurezza ed ansietà che insorgono nella cura del bambino piccolo.
  2. La depressione crea nella madre un grave disagio che oscilla da una sensazione di sofferenza soggettiva sino ad un vero ostacolo al funzionamento.
  3. L’umore è modificato con manifestazioni sintomatiche tipiche della depressione.

Depressione postpartum: i sintomi

La sintomatologia della depressione postpartum è la seguente:

  1. Costante disturbo dell’umore, caratterizzato da tristezza o disforia stabile, poco sensibile agli eventi esterni e che persiste anche quando la mamma parla del suo piccolo. L’irritabilità si alterna alla noia; a volte, il bambino, sempre per poco tempo, migliora lo stato emotivo della madre, altre volte, no. In alcuni casi la madre non riconosce la profonda depressione che la invade, ma la esprime solo attraverso la mimica o una sensazione di sentirsi piatta o con “le batterie scariche”.
  2. Stanchezza. Le madri si sentono senza energie ed incapaci di svolgere i compiti anche più semplici. Spesso la stanchezza viene spiegata con la mancanza di sonno, lo stress del parto, la ripresa del lavoro.
  3. Perdita di interessi, più o meno estesi, che riguardano l’attività professionale, il mondo esterno, gli impegni domestici e persino la cura del bambino. C’è un’assenza di motivazione e di piacere nel fare le cose, soprattutto nei riguardi del bambino.
  4. Presenza di idee depressive. Le donne si sentono incapaci, senza valore, con bassa autostima. Si sentono colpevoli di tutto ciò che non va nel loro bambino, non provano piacere nell’accudirlo. La relazione con il coniuge è difficile, in quanto si lamentano di non ricevere aiuto, ma sono incapaci di accettarlo, quando viene offerto. Le idee negative sono raramente espresse in modo spontaneo. Ciò che emerge più frequentemente è l’impressione di non poter venire fuori da uno stato di emergenza. Le idee suicidarie sono molto rare. Sembra che il bambino abbia un effetto protettivo sul passaggio all’atto suicidario.
  5. Disturbi della concentrazione e del comportamento psicomotorio che portano a grave indecisione o a rallentamenti alternati ad agitazione. Essi aumentano il senso di colpa.
  6. Disturbi della condotta istintuale. Colpiscono il sonno, l’appetito, la libido. Il disturbo del sonno non è legato ai risvegli provocati dal bambino e consiste in difficoltà dell’addormentamento, risvegli precoci e ruminazione ansiosa. L’ipersonnia è più rara. Spesso si assiste a dimagramento eccessivo, raramente ad iperfagia con conseguente aumento di peso. La perdita della libido è costante.
  7. Somatizzazioni. Spesso sono l’unico sintomo riportato dalle donne.
  8. L’ansia è estremamente frequente ed è difficile da controllare; spesso è concentrata sul bambino e può essere accompagnata da fobie di impulso, che la donna tende a non esprimere spontaneamente.

Depressione postpartum: quanto dura?

La durata degli episodi è variabile, la maggior parte delle depressioni postpartum si risolve spontaneamente in tre o sei mesi.

Il 73% delle donne guarisce in uno o tre mesi, il 25% in quattro o dodici mesi e solo il 2% è depresso a diciotto mesi (cooper, murray, 1995).

L’intensità della depressione è leggera o moderata. La percentuale delle donne colpite oscilla, a seconda degli studi, dal 10 al 20% con una media stimata attorno al 13% in una metanalisi internazionale (o’hara, swain, 1996). La differenza che emerge nella percentuale della patologia nei paesi del mondo, sembra essere collegata alla presenza o meno di riti attorno alla nascita. La loro assenza facilita il senso di inutilità e solitudine della madre.

Quando si manifesta la depressione postpartum?

Il picco di insorgenza è tra l’ottava e la dodicesima settimana dopo il parto; ma è descritta una forma tardiva che insorge dopo il sesto mese con un picco al nono mese dopo il parto. Sono più a rischio le donne che in passato hanno sofferto di turbe dell’umore, o che hanno avuto lievi disturbi depressivi in gravidanza, o una grave forma di baby blues, o problemi legati al bambino (patologie organiche, temperamento difficile o altro).

La depressione postpartum nei padri

Il nome di questa forma depressiva può trarre in inganno e far pensare che sia solo legata alla donna che ha partorito ma in realtà può insorgere anche nei padri.

In uno studio condotto dal nostro team insieme ai pediatri del policlinico universitario agostino gemelli di roma che si basava sulla somministrazione dell’epds (edinburgh postnatal depressione scale), scala di valutazione più usata nel mondo per individuare i casi di depressione postpartum, e colloqui clinici di approfondimento con psichiatri e psicologi si è dimostrato come anche i padri possono essere colpiti da depressione postpartum.

In particolare i padri che non riescono a dare il necessario sostentamento economico alla coppia madre-bambino sono più soggetti alla depressione postpartum. Essi vivono un abbassamento dell’autostima ed una fortissima sensazione di fallimento, cause sia di forti tensioni coniugali che, in modo preventivo, del forte calo di natalità presente in italia.

Inoltre i soggetti più a rischio sono i padri sotto ai trenta anni, quelli con un livello di istruzione più basso e quelli con lavoro precario.

Altro fattore di rischio è legato alla eventuale depressione presente nella compagna. In questo caso aumenta la probabilità che lo diventi anche il padre.

La depressione materna postpartum e i suoi effetti sullo sviluppo del bambino

La depressione materna postpartum nelle sue forme sia severe che moderate o mascherate, deve essere letta, non come un’entità nosografica a parte, ma come un vissuto emozionale che si colloca nella storia passata e presente della donna e della coppia, e che riguarda le modalità di affrontare la perdita e la separazione. I prodromi di questa sindrome si trovano quindi, già nella pregressa storia della donna e, soprattutto, nel periodo gravidico.

Il vissuto di solitudine, di non essere compresa, i disturbi del sonno delle gravide, l’ambivalenza verso il bambino nel primo trimestre sono segnali che non vanno sottovalutati e che evidenziano la difficoltà delle donne ad abbandonare vecchi investimenti affettivi (lutto di sviluppo di palacio espasa), e ad ingaggiarne dei nuovi.

È il fallimento della riuscita nel processo di lutto di sviluppo e la difficoltà nell’interazione madre bambino (de rosa, 2008), a determinare la depressione postpartum. Essa, infatti, contrariamente alla baby blues, che, determinata dallo stato di preoccupazione materna primaria (winnicott, 1958) facilita l’instaurarsi della relazione madre-bambino, sancisce il fallimento di essa e l’interazione precoce ad inevitabili caratteristiche disarmoniche. Gli studi sulle conseguenze sullo sviluppo della depressione postpartum materna, sono o retrospettivi o basati sull’osservazione diretta del lattante o sull’osservazione dell’interazione precoce.

Gli studi retrospettivi, basati su indagini anamnestiche, hanno evidenziato una serie di patologie (mazet, rosenblum, 2001):

  • depressione e turbe dell’umore del bambino e dell’adolescente
  • ansia da separazione
  • iperattività e instabilità psicomotoria
  • difficoltà scolastiche e turbe dell’attenzione
  • abuso di sostanze soprattutto in adolescenza
  • tendenza agli incidenti soprattutto nell’infanzia
  • maltrattamento del bambino legato al disinvestimento.

I fattori che aggravano la depressione sono: le cattive condizioni economiche, la presenza di un conflitto di coppia e la mancanza di supporto da parte delle famiglie di origine.

Studi effettuati sia dal nostro team che da altri autori hanno dimostrato che la depressione postpartum altera pesantemente l’interazione madre-bambino e che è presente una correlazione diretta tra la difesa patologica del ritiro nel neonato e la depressione materna.

Interventi terapeutici nella depressione postpartum

Tenuto conto del momento di grande vulnerabilità fisica e psichica che la madre attraversa nel periodo successivo al parto, è bene che ai primi segnali di disagio essa si rivolga immediatamente allo psicoterapeuta.

Per curare lo stato depressivo in cui si trova la donna e prevenire eventuali disarmonie nella relazione madre-bambino sono sufficienti solo otto/dieci incontri di psicoterapia breve. Il mancato trattamento di questa sindrome può portare a gravi conseguenze nello sviluppo del bambino.

Depressione postpartum (dpp): cosa è importante sapere
Torna su